Se si considera che solamente in Italia, secondo le stime, nei prossimi 3-5 anni i malati di demenza saranno circa 400mila, risulta facile capire quanto questa malattia risulti essere un problema per molti individui e rispettivi familiari. I numeri si basano infatti su soggetti che soffrono già di una forma iniziale e lieve di malattia, che non manifestano ancora nella loro completezza i sintomi e stati irreversibili della patologia. Si tratta quindi di soggetti che possono essere ancora “salvati” da questa condizione, in particolar modo da quando la tecnologia ha apportato i suoi benefici anche in campo medico. Con l’aiuto dell’IA, Intelligenza artificiale, è ora possibile infatti individuare i soggetti prima che la demenza raggiunga uno stato avanzato in modo da poter iniziare le cure preventivamente tramite un intervento mirato e precocissimo con i farmaci attualmente disponibili e basandosi sui fattori di rischio/protezione che sono già noti.
La missione AI-Mind
Proprio per questo scopo è nato il progetto internazionale su intelligenza artificiale e demenze, meglio noto ufficialmente come AI-Mind. Lo studio è finanziato totalmente dalla Commissione europea con circa 14 milioni di euro e vede partecipare anche l’Italia, con ben 4 unità operative. I partner totali per il progetto promosso dal programma di ricerca e innovazione dell’UE per il 2021-2027 Horizon 2020 sono in realtà 15 provenienti da ben 8 paesi differenti del nostro continente. Il progetto vede coinvolti oltre 100 ricercatori europei in un’area enorme che include neurologi, geriatri, psichiatri, bioingegneri, statistici, bioinformatici ed esperti dell’Health Technology Assessment. Lo studio andrà ad interessare 1000 partecipanti con lievi deficit cognitivi (MCI) di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, che saranno reclutati in quattro paesi: Italia, Norvegia, Spagna e Finlandia. Tutto con lo scopo di trovare uno strumento che grazie all’uso dell’intelligenza artificiale possa fornire diagnosi rapide e precise per poter intervenire nel modo più repentino possibile.
Come agisce l’IA
Come ci spiega il Prof. Rossini, direttore del Centro per Demenze Alzheimer e Disturbi cognitivi dell’IRCCS San Raffaele: “L’intelligenza umana non è in grado di estrarre in un tempo ragionevole tutte le informazioni contenute nell’esito di esami oggi eseguibili tramite test neuropsicologici avanzati, metodiche di neuroimmagini strutturale e funzionale”. È proprio qui allora che entrano in gioco vari metodi di Intelligenza Artificiale, quali machine learninge e deeplearning, in grado di rilevare parametri e correlazioni che il cervello umano, anche quello dell’esaminatore più attento e competente, non è in grado di rilevare nel breve tempo. Il tutto con la certezza di farlo sulla base di elementi che hanno un peso diverso da paziente a paziente in modo da ottenere diagnosi personalizzate per ogni casistica. Con AI-Mind – termina il professor Cicchetti – si punta a fornire uno strumento diagnostico capace di automatizzare e velocizzare un processo di elaborazione di una vasta mole di dati clinici per ciascun paziente, sì da poter arrivare nel giro di poche ore a un ‘risultato predittivo’ affidabile. La disponibilità di uno strumento di questo tipo permetterà di cambiare il paradigma diagnostico nella demenza, fornendo ai medici un supporto tecnologico che permetterà di ridurre, da un lato la variabilità di comportamento tra gli operatori, dall’altro le disuguaglianze nell’accesso alla diagnosi”